Quest’anno ricorre il Bicentenario della nascita del nostro amato concittadino Giacomo Zanella. Ogni venerdì ripercorreremo la storia della sua vita in modalità a distanza, approfondendo alcuni aspetti della sua poetica.
Un’occasione per conoscere meglio e riscoprire colui che Vittoriano Nori definisce come «la gloria più fulgida di Chiampo, il “maggiore” in Italia tra i poeti minori dell’Ottocento».
Giacomo Zanella nasce a Chiampo, “picciol borgo, in erma valle, cui fan le digradanti alpi corona”, il 9 settembre 1820, proprio nella via che oggi porta il suo nome, da Adriano e da Laura Beretta.
Il padre gestisce un modesto negozio di generi alimentari vari, ma si legherà, per via di matrimoni, in parentela con importanti famiglie come i Righetto e i Povoleri di Chiampo e ancora con i Rossi di Schio e i Caldonazzo di Vicenza.
Trascorre i primi 9 anni a Chiampo, ricevendo la prima istruzione alla scuola del maestro Pietro Grendene, manifestando fin da subito una fine sensibilità e un precoce amore per la natura.
In “Domenico, o le memorie della fanciullezza” (1871) il poeta ricorda l’infanzia felice e ritorna alla primavera delle sue stagioni. Rivive l’allegra voce del cuculo e i giochi al mulino in un nostalgico ritratto di una “festevole fanciullezza”. Riportiamo di seguito alcuni versi significativi.
“io l’anno ottavo
varcava allora
…
a primavera
di prato in prato la beffarda nota
del cuculo seguir
…
e dal molino
sbucar bianco di crusca abito e chioma,
fu la corta, festevole odissea
della mia fanciullezza”
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