TAPPA 8
BIBLIOTECA CIVICA “GIACOMO ZANELLA”
a cura di Matteo Pieropan
La biblioteca civica risale alla fine dell’Ottocento, in stile umbertino. Fino agli anni ’70 del Novecento ha ospitato le scuole elementari, intitolate a Giacomo Zanella. In seguito nelle sue sale ha preso posto la Scuola d’Arte Figurativa e la biblioteca civica, con una nutrita molte di volumi (ben 39.132), tra cui una ricca sezione di autori locali, e diverse sale dedicate ad emeroteca, studio individuale, consultazione, pc. Il logo della biblioteca è una conchiglia, in omaggio a Giacomo Zanella, grande studioso dei classici, e traduttore.
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L’esterno della biblioteca civica. Interno della biblioteca civica.
Nel 2007 vi è stato un recupero di grande respiro, che ha permesso di riqualificare l’intero edificio, ed anche il piano del sottotetto, dove vengono ospitati incontri, mostre, iniziative. Al piano terra ci sono spazi dedicati all’associazionismo o ad incontri. Nella parte retrostante, vi sono gli ambulatori del Servizio di assistenza sanitaria Utap. All’interno della biblioteca civica è degno di nota, appena sulla destra, un busto in gesso di Giacomo Zanella, realizzato dalla Scuola d’Arte e Mestieri del Maestro Giovanni Fontana.
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Il busto dello Zanella al piano terra. Le sale del sottotetto
Davanti alla biblioteca sono degni di interesse i due busti dell’aviatore Tomaso Dal Molin e dell’abate Paolo Mistrorigo (vedi tappa 1), realizzati nel 1956 da alcuni allievi della locale Scuola d’Arte e Mestieri.
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Tomaso Dal Molin. Don Paolo Mistrorigo
La piazza retrostante la biblioteca è intitolata “Galtellì” in omaggio alla città del nuorese gemellata con Chiampo. A Galtellì il premio Nobel per la letteratura Maria Grazia Deledda ambientò il suo celebre “Canne al vento”. Galtellì ospita il parco Deleddiano, con luoghi e percorsi attinenti alla scrittrice. In un angolo della piazza, si trova un volto di Cristo in bronzo che raffigura il volto del Crocifisso de los milagros, che si trova nella chiesa di Galtellì, molto noto in quanto sudò sangue nel 1612.
Lo stabile della biblioteca da piazza Galtellì
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Il volto in bronzo del Cristo de los milagros
SONETTO LVII - ASTICHELLO
Nel sonetto, presente nella raccolta Astichello, un vecchio albero parla di Sé, in prima persona, raccontando la sua storia. Un vecchio ciliegio che è stato sradicato dal vento e trasformato in una libreria. Ora è invidiato da altre più nobili piante sia per il riposo che gli è concesso, sia perché custodisce i grandi classici della letteratura (così come la biblioteca civica intitolata allo Zanella). Ma quest’albero scambierebbe onori e riposi con un’ora soltanto della sua giovinezza, ad azzuffare la sua chioma col vento, in mezzo al prato.
Si noti l’incipit, “Ero” a sottolineare una condizione andata e perduta, con nostalgia.
Il sonetto suggerisce il tratto biografico del Poeta formato sui classici, che sembra rimpiangere la fanciullezza degli anni vissuti a Chiampo
Una curiosità: il ciliegio è l’albero simbolo di Chiampo, e la città è protagonista da oltre 50 anni ad una tradizionale festa legata alla Durona del Chiampo, varietà cerasi cola tipica del luogo.
Ero ciliegio: cento volte e cento
I miei rubini maturai: dal suolo
Dopo lunga tenzon sterpommi il vento,
Ed alle man passai del legnaiuolo.
Fui segato, piallato, ebbi ornamento
Di vernici e di vetri. Ora uno stuolo
Di morti, che immortale hanno l’accento,
Alla polve e de’ topi al dente involo.
Guardo Omero, Platone, Orazio e Dante.
Dell’onor che m’è fatto e del riposo
Invidia avranno più superbe piante.
Io, se il destin mi ridonasse un’ora
Della mia gioventù, volonteroso
Andrei co’ venti ad azzuffarmi ancora.