La biblioteca civica risale alla fine dell’Ottocento, in stile umbertino. Fino agli anni ’70 del Novecento ha ospitato le scuole elementari, intitolate a Giacomo Zanella. In seguito nelle sue sale ha preso posto la Scuola d’Arte Figurativa e la biblioteca civica, con una nutrita molte di volumi (ben 39.132), tra cui una ricca sezione di autori locali, e diverse sale dedicate ad emeroteca, studio individuale, consultazione, pc. Il logo della biblioteca è una conchiglia, in omaggio a Giacomo Zanella, grande studioso dei classici, e traduttore.

 

 

tappa8_001tappa8_002

L’esterno della biblioteca civica. Interno della biblioteca civica.

 

 

Nel 2007 vi è stato un recupero di grande respiro, che ha permesso di riqualificare l’intero edificio, ed anche il piano del sottotetto, dove vengono ospitati incontri, mostre, iniziative. Al piano terra ci sono spazi dedicati all’associazionismo o ad incontri. Nella parte retrostante, vi sono gli ambulatori del Servizio di assistenza sanitaria Utap. All’interno della biblioteca civica è degno di nota, appena sulla destra, un busto in gesso di Giacomo Zanella, realizzato dalla Scuola d’Arte e Mestieri del Maestro Giovanni Fontana.

 

 

tappa8_003tappa8_004

Il busto dello Zanella al piano terra. Le sale del sottotetto

 

Davanti alla biblioteca sono degni di interesse i due busti dell’aviatore Tomaso Dal Molin e dell’abate Paolo Mistrorigo (vedi tappa 1), realizzati nel 1956 da alcuni allievi della locale Scuola d’Arte e Mestieri.

 

 

 tappa8_005.      tappa8_006

Tomaso Dal Molin. Don Paolo Mistrorigo                                                                            

 

 

 

  • tappa8_007Tomaso Dal Molin nacque a Molino di Altissimo, nell’alta Valchiampo nel 1902, ma subito la famiglia si trasferì a Chiampo. Dopo i primi anni di officina meccanica, entrò in aeronautica, destinato a divenire un asso dell’aviazione. Nel 1927 entrò nel Reparto di Alta Velocità di Desenzano del Garda. Nel settembre 1929 partecipò al trofeo Schneider in Inghilterra, una gara per idrocorsa, ottenendo il secondo posto con un Macchi 52s, nettamente inferiore agli avversari inglesi e americani. L’impresa gli valse la medaglia d’argento al valore aeronautico. Morì il 18 gennaio 1930 nel lago di Garda mentre provava un Savoia Marchetti S65. E’ sepolto nel cimitero di Chiampo in una tomba monumentale assieme al fratello Bruno, morto in un’esercitazione aerea a Ghedi (Bs).

La piazza retrostante la biblioteca è intitolata “Galtellì” in omaggio alla città del nuorese gemellata con Chiampo. A Galtellì il premio Nobel per la letteratura Maria Grazia Deledda ambientò il suo celebre “Canne al vento”. Galtellì ospita il parco Deleddiano, con luoghi e percorsi attinenti alla scrittrice. In un angolo della piazza, si trova un volto di Cristo in bronzo che raffigura il volto del Crocifisso de los milagros, che si trova nella chiesa di Galtellì, molto noto in quanto sudò sangue nel 1612.

Lo stabile della biblioteca da piazza Galtellì

 

 

 

 

 

tappa8_009.       tappa8_008

Il volto in bronzo del Cristo  de los milagros

 

 

SONETTO LVII - ASTICHELLO

Nel sonetto, presente nella raccolta Astichello, un vecchio albero parla di Sé, in prima persona, raccontando la sua storia. Un vecchio ciliegio che è stato sradicato dal vento e trasformato in una libreria. Ora è invidiato da altre più nobili piante sia per il riposo che gli è concesso, sia perché custodisce i grandi classici della letteratura (così come la biblioteca civica intitolata allo Zanella). Ma quest’albero scambierebbe onori e riposi con un’ora soltanto della sua giovinezza, ad azzuffare la sua chioma col vento, in mezzo al prato.

 

Si noti l’incipit, “Ero” a sottolineare una condizione andata e perduta, con nostalgia.

 

Il sonetto suggerisce il tratto biografico del Poeta formato sui classici, che sembra rimpiangere la fanciullezza degli anni vissuti a Chiampo

 

Una curiosità: il ciliegio è l’albero simbolo di Chiampo, e la città è protagonista da oltre 50 anni ad una tradizionale festa legata alla Durona del Chiampo, varietà cerasi cola tipica del luogo.

 

Ero ciliegio: cento volte e cento

I miei rubini maturai: dal suolo

Dopo lunga tenzon sterpommi il vento,

Ed alle man passai del legnaiuolo.

 

Fui segato, piallato, ebbi ornamento

Di vernici e di vetri. Ora uno stuolo

Di morti, che immortale hanno l’accento,

Alla polve e de’ topi al dente involo.

 

Guardo Omero, Platone, Orazio e Dante.

Dell’onor che m’è fatto e del riposo

Invidia avranno più superbe piante.

 

Io, se il destin mi ridonasse un’ora

Della mia gioventù, volonteroso

Andrei co’ venti ad azzuffarmi ancora.

 

Con il patrocinio di

logo-regione logo-provincia