La chiesa parrocchiale è sorta qui nel Quattrocento. Prima di allora la chiesa di riferimento per Chiampo e per la Valle era la Pieve, dove inizia l’itinerario zanelliano. Qui sarà battezzato nel 1820 Giacomo Zanella.

 

L’attuale edificio venne progettato dall’architetto Antonio Piovene. La prima pietra venne posata il 25 agosto 1803. Chiampo aveva allora circa tremila anime.

 

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Esterno della chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta e San Martino. (2) interno della chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta e San Martino.

 

 

Sono del 1834 le tre campane, che saranno poste nel 1839 sulla torre campanaria colle Cimatico, che domina il centro storico. La torre campanaria, alta 14,35 metri, larga 4,50, e ornata da merlature ghibelline è oggi simbolo della Comunità. La campana più grande è dedicata, come recita la fusione in bronzo, a San Martino. Sulla fusione si legge in calce: “Aere sponte oblato”, ossia “con denaro spontaneamente offerto”, a sottolineare la generosità del popolo chiampese. La seconda alla Vergine assunta in cielo. La terza alla Vergine Madre di Dio Concepita senza peccato.

 

 

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La chiesa sarà ultimata nel 1852, con molti debiti, ma con grande bellezza di ornamenti.

 

 

AFFRESCHI

L’affresco di San Martino nella pala dell’altar maggiore è opera di Rocco Pittaco, da Udine. Nel soffitto, venne realizzato un primo affresco della Vergine Maria Assunta ad opera di Agostino Bottazzi di Vicenza. Non venne approvato però dalla commissione del collaudo, perciò nel 1863 rocco Pittaco fece una nuova opera. Nel 1914, in seguito ad un deperimento degli intonaci del soffitto, venne realizzato un nuovo affresco a cura di Giuseppe Faccin di Schio (VI).

 

 

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l’affresco centrale raffigurante Maria Assunta. Opera di Rocco Pittaco 1803. (2) la pala di San Martino dell’altar maggiore, sempre di Rocco Pittaco.

 

 

STUCCHI E STATUE

Nel 1864 viene affidato a Valentino Saitz, di una famiglia di scultori della Slovenia, l’esecuzione di 18 quadri plastici di stucco forte: sei andranno nel coro e raffigureranno 6 Sacramenti, tranne l’Eucarestia (già presente nel tabernacolo). Dodici andranno nella navata, e rappresentano la Nascita di Maria, la Presentazione al Tempio, lo Sposalizio con S. Giuseppe, l’Annunciazione, la visita di S. Elisabetta, il Natale, la Circoncisione, la Fuga in Egitto, Gesù e le pie donne sul Calvario, la Pietà, la Pentecoste, la Dormizione della Madonna.

 

Nel 1865 lo Saitz porta a termine le magnifiche statue lungo le pareti della chiesa. Si tratta di pietra “colombina” di una cava in località Mistrorighi, sulle colline di Chiampo. La statue rappresentano 12 Dottori della Chiesa: S. Giovanni Grisostomo, S. Ambrogio, S. Bonaventura, Pietro Damiani, S. Atanasio, S. Agostino, S. Basilio, S. Girolamo, S. Bernardo, S. Tomaso D’Aquino, S. Gregorio Nazianzeno, S. Gregorio Magno.

 

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GLI ALTARI

 

Del 1868 è l’altare laterale dedicato alla Madonna del Rosario (davanti a sx), a spese di Francesco Marchetto. La statua è dell’intagliatore Giovanni Gasperoni.

Del 1872 è invece l’altare di San Giuseppe con la pala di Giovanni Busato (davanti a dx), lato sinistro della chiesa, grazie alla generosità di Domenico Panarotto.

Nel 1908 sorge l’altare laterale sul fondo a destra dedicato ai santi Carlo Borromeo e Luigi Gonzaga, grazie ad un lascito di Celeste Lovato. La pala è dipinta da Giuseppe Faccin su offerta di Giuseppe ed Olivo Marchesini. Nel 1920 sarà realizzato l’altare del Sacro Cuore di Gesù.

 

L’ESTERNO

 

Le tre statue sopra il tetto, sulla facciata, della Fede, Speranza e Carità, sono di Giuseppe Groggia. Sulla facciata venne posta questa scritta su lapide:

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

D.O.M.

UBI TEMPLUM VETUS ANGUSTUM

HOC A FUNDAMENTIS

CLERUS ET POPULUS AEDIFICARUNT

MDCCCLII

 

“A Dio Ottimo e Massimo

dov’era un tempio vecchio e angusto

questo dalle fondamenta

il clero e il popolo edificarono

1852”

 

 

 

La gradinata esterna misura alla base 23 metri di lunghezza. Realizzata interamente con marmo locale della cava Lovara. Da notare, sulla sommità, ai piedi della porta maggiore, la lastra lunga ben 6,70 metri e larga 2,10, un solo pezzo trasportato con il carro trainato da buoi e messo in opera.

 

La chiesa venne consacrata solamente il 24 luglio 1920, come attesta la lapide all’interno della chiesa, sopra la porta laterale sulla sinistra.

Degno di nota il porticato prospiciente il sagrato, con le 7 opere di misericordia corporale, dello scultore Noè Florio.

 

 

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Il porticato (2) Un particolare

 

Sulla parete esterna della Casa della dottrina (sulla destra oltre la strada), è collocato un busto di Giacomo Zanella.

 

 

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  LA CHIESETTA - ORATORIO

All’interno della piccola chiesetta-oratorio attigua alla chiesa (sulla sinistra), è custodita in una teca sotto l’altare una reliquia del Beato Isnardo da Chiampo, Domenicano nato presumibilmente nella frazione della Vignaga nel XIII sec.

  • Beato Isnardo da Chiampo, nacque in data non certa. Entrò nei Domenicani nel 1218 e incontrò San Domenico. Sacerdote dell’Ordine dei Predicatori, lottò contro le eresie. Costruì e diresse il convento di S. Maria di Nazareth a Pavia. Guarì malati, tra i quali una monaca dell’Ordine delle Umiliate gravemente ammalata.  La Chiesa di S.Martino di Tours in Francia istituì Isnardo suo procuratore generale per le terre di Pavia, Bergamo, Verona, Brescia, Alessandria, Peschiera, Sermide, sue tributarie. Morì nel 1244. E’ sepolto nella chiesa di San Gervasio della città. E’ stato beatificato nel 1919 e la memoria liturgica è il 19 marzo.

 

 

 

 

 

 

 

 

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Alcune reliquie di Isnardo (omero e costola) giunsero a Chiampo il 5 novembre 1919, e Domenica 9 novembre il vescovo Fernando Rodolfi celebrò un solenne pontificale. Nel 1934 venne benedetto l’oratorio eretto in onore del Beato Isnardo, in contrà Nardi-Baggiarella, sulle colline locali, dove secondo la tradizione è nato il Domenicano.

 

 

 

 

 

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Teca con le reliquie del Beato Isnardo

 

 

All’interno dell’oratorio, dietro l’altare è presente un prezioso ciborio esemplare di scultura popolare di grande interesse storico-religioso. E’ opera del 1428, commissionata dal notaio Uguccione di Pietro. Il lapicida lo ricavò da un monoblocco di pietra delle misure di 1,40 di altezza, 90 cm di larghezza e circa 60 cm di profondità.

Nella parte superiore è raffigurato il Padre, l’Angelo dell’Annunciazione, la Vergine, e il Cristo che sorge dal sepolcro.

Nel mezzo, la custodia dell’Eucaristia, chiusa da una porta di ferro forata e contornata da tralci con foglie e grappoli d’uva.

Nelle lesene, troviamo San Pietro con le chiavi e un libro, e San Paolo con la spada e un libro.

 

Nella parte inferiore, vi è incisa la scritta:

 

“HOC OPUS FECIT FIERI GUZOM NOARO

FIOLO DE PIRO DA CHIANPO MDCCCCXXVIII”

 

“Questo lavoro fece fare Uguccione notaio figlio di Pietro da Chiampo. Anno 1428”.

 

 

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 SONETTO XXXI – ASTICHELLO 1884

Un bel sonetto in cui Giacomo Zanella esorta a non perdere la fede dei Padri. Il progresso, la scienza, i tempi nuovi non debbano offuscare le radicate tradizioni, la fede cristiana, il cammino scandito dalla preghiera e dal Credo.

Dirà Zanella in “Domenico o le memorie della fanciullezza”:

 

“Miti ha gli affanni il povero che crede, né per andar di tempi e di fortuna si pente della fede, che da’ canti materni apprese in cuna”

Uno Stato laico, invece, vorrebbe tolta la Madonna alla parete delle scuole, e i maestri sempre più distanti dalla Fede, condannano e vituperano la Bibbia.

 

Per l’uscita del fumo le monete

Entrano a moggia nella tua capanna,

Venturoso villano, e alla tua sete

Corrono fiumi di latte e di manna,

 

Oggi che la Madonna alla parete

Delle tue scuole han tolto, e dalla scranna

Digiuno saputel giostra col prete

E la Bibbia vitupera e condanna.

 

Finor l’ambasce t’addolcia la fede;

E le lagrime tue cangiava in riso

Salda speranza d’immortal mercede;

 

Or che t’han fatto in terra il paradiso,

Puoi disdegnoso al semplice che crede

Ed al vecchio pievan ridere in viso.

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